domenica 23 ottobre 2011

il gioco delle sedie


La morte del dittatore libico Gheddafi, segue un procedimento complesso all’interno del potere internazionale mai stato disunito ma in un perfetto apparato dove democrazia e dittatura sono uniti in un solo organismo. Per i libici la sua morte è stata una vittoria, per molti altri un sollievo.

La libertà però, quando è in mano a chi non la conosce e la scruta con innocenza senza comprenderne i suoi aspetti più profondi, si permea di quei “difetti logici” che portano la fine della libertà appena acquisita non solo nel paese da poco liberatosi ma anche nei paesi che hanno come deterrente la costituzione, sinonimo di libertà e che da troppo tempo si concede il lusso di familiarizzare con i criminali, portando conseguenze violente nella logica del potere che è sempre pronta ad assimilare nuovi paesi con il dollaro americano.

In Europa e in tutto il mondo si era in punta di piedi per la sua cattura e industriali, multinazionali e governi, speravano in questa fuga da randagio, una rapidissima esecuzione. Questo perché?

Immaginate un gruppo poco vario dove ci sono molti ricchi che vengono da paesi civili e democratici cui però la propria morale non può permettersi certe attività nel paese dove egli vive e che tra questi amici, ci sia uno dispotico, disposto dietro compenso, a concedere nel suo paese ridotto allo stremo e con un popolo abbacinato dalla libertà, i loro infimi progetti.

Ne verrebbe fuori che tra questi amici, su uno soltanto si potrà far affidamento ai propri propositi senza scrupoli e non importa se in quel paese si ledono i diritti fondamentali dell’uomo e tantomeno se stanno crepando di fame, li dentro, posso creare il mio spazio e succhiarne le ricchezze, d’altronde, che cosa se ne farebbero loro se hanno soltanto pietre e sabbia? Il gioco e fatto.

Si ricordi gli avvenimenti scaturiti in Tunisia con la morte di Mohammed il quale diede inizio al risorgimento Africano. Tutti i popoli si ribellano al proprio dispotico senza eccezioni e mediazioni. Gli altri paesi che fanno? Gli altri, intendo chi la storia se la ricorda, sanno quale mossa si deve adottare: aspettare pacifici la morte dei loro fornitori, lasciando inalterata la loro immagine pubblica quando ormai è impossibile potersi tenere a braccetto.

E’ un po’ come vedere un gruppo di amici che d’un tratto si fermano a parlare seduti e l’unico rimasto in piedi corre intorno, fissandolo impazienti con la coda dell’occhio che venga espulso. E cosi è stato. Chi ci guadagna in tutto questo? Non di certo il popolo se non in misura ampiamente minore se lo si vuole mettere in un contesto storico.

Poiché tutti i paesi “civilis et popularis” potranno finalmente smagrire il loro armadio pieno di scheletri ma che dico scheletri, immense catacombe con tanto di targhette in oro e dall’altra, i figli e la moglie del rais vivere pacifici con ben 200 miliardi di dollari e che nessuno oserebbe toccare anche se son sporchi di sangue, dopotutto, hanno giocato forte ed hanno giocato bene, dunque spettano a loro. Quindi l’onestà viene insegnata ai popoli fessi e a riderci sopra se qualcuno fa marachelle anziché imbestialirsi su chi è coinvolto indirettamente a tutto questo, poiché le misure di precauzione per i governatori democratici, possono dare l’opportunità di tirarsi fuori addirittura indenni.

Al popolo Libico forse spetterà la fine irresoluta della Tunisia, ovvero 1500 partiti che dovranno arretrare il paese al buon vecchio gioco americano nel quale ci si deve mettere in riga e attendere il proprio pezzo di torta, ammiccando e stringendo mani al prossimo dittatore, perché loro le mani le avranno sempre per stringere accordi non come quei ragazzini con le mani mozzate nel recuperare i diamanti che tanto fanno sentire bene le signore dei paesi civili quanto un digestivo dopo pranzo, dopotutto, si ragiona meglio dopo mangiato. Banzai!

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