giovedì 29 dicembre 2011

ReloadAge

Il paradosso dei nostri propositi son i primi a divorarci quando la cantilena dell'essere liberi viene urlato troppe volte. Chiaro?

Ma fin quando la merda non vi tapperà le vostre orecchie stordite dalle vostre lagne al punto di rinsecchire le palle di chi vi sta attorno sperando nell'anno nuovo, l'è bella che dura. E di gnagne pechinesi c'è ne sono una miriade in giro, quanto un cesto di gattini pronti per capodanno con un buon vino cinese.

Quest'anno il messaggio di Napolitano avrà il sentore di un comunicato criptato piuttosto che l'auspicio di buone feste. La speranza di resistere alla crisi è il disastro di una sottomissione che richiederà da parte vostra il giuramento di fedeltà ai loro propositi, sapendo bene che voi non ne avrete nessuna.

Vi spremeranno come frutta candita finché le ossa non si sbricioleranno per questo orgoglio al sacrificio che chi è schiavo della miseria e impettisce l'animo per il solo lavoro, sa di cosa parlo. Quindi si, sarete con le pezze al culo mischiando quest'infamia con esempi fuorvianti di rispetto, pazienza e amore.

Ma il rispetto è la moneta del barbaro che sbatte sul tuo musetto senza spillarti un goccio di fiducia. La pazienza è il risultato vincente che loro s'attendono vedendovi morire in silenzio. E l'amore è la cosa più putrida, inutile e rosicchiata di questo secolo che dovrebbe in realtà animarvi su nuove forze e idee ma che invece vi ha ridotto ad ammalarvi con occhi sempre più spenti.

Passeggio come un'alieno e mi vedo verso il nuovo anno dei giovani vagare col cellulare in mano e la musica ad alto volume, fissandoti di sfuggita come quei dementi con la radiolina nei parchi delle cliniche di igiene mentale. E' il soffocamento della comunicazione, la fine del suo interagire, la chiusura degli spazi che dovrebbe oscillare tra una persona ed un'altra, come se, per quanto si camminasse all'aria aperta, ciascuno fosse avvinghiato al non esserci affatto e non ci si svincolasse per nulla al mondo.

Metà delle famiglie del mio palazzo son divorziati o in coppia con l'ardore di due giocatori di scacchi russi che si fissano in silenzio. Il parroco che nei film degli anni 60' giocava a calcetto coi ragazzi, ora esce di corsa dal portone e si mette sopra la sua bella macchinetta con le mani ancora lisce e le anziane abbandonate dai familiari, si abbandonano alle sue prediche. Alcune si confessano. Lo feci anche io una volta ma perché fui costretto da un incontro tra giovani.

"E dimmi figliuolo di cosa ti penti?"....ed ora che gli dico? Non mi avevano insegnato il senso di colpa, perciò tesi l'orecchio su chi si pentiva e copiai le loro colpe, "bhe a volte dico parolacce, litigo con i miei genitori".....titubanza..."e non c'è altro?"....mi sentivo in dovere di dover aggiungere qualcosa per non dar dispiacere al ruolo che ricopriva, pensavo che gesù o chi per lui non gli avrebbe dato il cesto del pranzo se non avesse scavato a fondo. Mi sedetti vicino agli altri poi, totalmente sudato. 

Ma mi sto dilungando. A gennaio lascerò l'Italia, forse per la Swiss o per l'Uk. E' inutile qui, è come debellare la peste su un cadavere, sperando di salvarlo.

Continuerò a scrivere queste parole inutili e inservibili all'atto pratico della vita, poiché bisognerebbe incidere di più mettendosi le scarpette e andare per strada, piuttosto che riempire di libri gli scaffali delle librerie.

Perciò che posso scrivere ancora prima che finisca quest'anno, sapendo che il cuore va in pezzi dinanzi a questa realtà apocalittica?

Augurarvi un buon anno? Non credo serva.

Solo che, mi dispiace constatare una platea di morti che getta in gola a questo grembo dimagrato come spurie, generazioni che ignoreranno quel silenzio che ha ammalato l'Italia di ricordi. Che ha lasciato per il proprio bene, la fine di molte chance a gente senza scrupoli come se fossero stati col loro modo duro, puerilmente severi, la prosecuzione della visione patriarcale giusta.

Come se l'arretratezza delle idee mischiata al benessere, abbia immobilizzato il germe della rozzezza su tutti i beni del progresso senza aver più controllo di quel poco di ragione e riflessione come se tante cose automatiche e tecnologiche piene di illuminazioni particolari, le portasse avanti da sole senza il bisogno effettivo del corpo inservibile nei rapporti sociali, nella coppia e addirittura con se stessi.

La verità qui dura troppo poco, le persone assomigliano alle idee dei grandi filosofi dentro le proprie stanze, i padri gridano alla rivoluzione addormentandosi coi film di rambo, i fratelli non esistono quasi più, il povero rimane povero, le vecchie si arroccano sui santini e la colpa è sempre degli altri.

A voi che rimanete, vi auguro non più la speranza. Vi auguro che possiate svegliarvi e decidere, vi auguro che possiate avere la stessa forza che ci mettete nelle partite di calcio o sui vostri figli quando sbagliano o sui politici la sera a tavola di fronte all'ingiustizia che vi ha umiliato e che un giorno vi farà scendere nel baratro di fronte agli occhi dei vostri figli. Vi auguro che venga il silenzio nelle vostre menti per qualche ora e che possiate prendere spazio a riflettere da soli. Vi auguro che il vostro cuore reclami la tolleranza e abbandoni come un cavallo imbizzarrito la speranza e la rassegnazione.

Vi auguro di non temere più di guardarvi rabbiosi, di non avere più le idee degli altri e di pensare sentendo il vostro cuore. Vi auguro di leggere i libri, di spegnere la tv e il computer e di usare il cellulare per uscire con gli amici. Vi auguro di confrontarvi, di parlare di quello che accade attorno. Vi auguro che il vostro cuore, torni a reclamarvi ancora.

Vi auguro di stringervi un po' di più, quando un italiano se ne va dalla propria terra senza avervi mai trovato la forza dell'amore e che le bestiole lamentose e i pidocchi stappino pure le loro bottiglie su ogni testa di ogni italiano che non c'è più, avendo avuto nel cuore l'ultima fiammata cieca e violenta di tutte quelle virtù che dovevano essere nostre. Banzai...

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