lunedì 10 ottobre 2011

Adagio, andante allegro

Mi chiedo a chi, tanto di cappello, potrò inchinarmi in questo secolo di storia verso qualcuno che avrà l’onore di amare l’Italia e con amare, intendo salvarla da questa tragedia, se abbiamo da una parte, un ritrovo di lecca scroti liofilizzati e la lungimiranza di un Braveheart precario, lagnoso quanto un koreano con forti disturbi intestinali dopo un abbondante zuppa di chihuaua: la sinistra, intendo. 

Cosa è insito dentro le volontà di questi prodi disperati, fautori della libertà?  Apparentemente, un cazzo. 

Poiché se la voglia di cambiare degli italiani è forte quanto le quattro legislature pinochettiane che si son susseguite negli anni o non si è mai aspirato cosi tanto avvicinarsi a capacità intellettive di così alto brivido, quanto scoreggiare senza cagarsi addosso o molto più semplicemente, un debole per il bondage. 

A voi la scelta. Dopotutto Pertini, Berlinguer, Moro non sono personaggi della Dreamworks, sono esistiti davvero! 

Qualcosa che supera abbondantemente l’interpretazione dell’onirico e il grottesco del corpo di Ferrara se vedo un’anziana pulire i propri panni alla fontana, un laureato trentenne fare il call centerista o un padre chiedere l’elemosina alla stazione dei treni. 

Se si passasse vicino a loro, stentereste nel vedere l’indifferenza attorno. Inverosimile quanto l’incontro di un feticista di dildo a cena da un conoscente, «e poi amo la pesca, sa, quelle piccole cose, il verme, l’attesa che qualcosa abbocchi; comunque solo tubolari in lattice 30cm, gradisce del pasticcio?» 

Voglio dire, non ti puoi permettere la rassegnazione se il tuo cuore brucia. Dire “non ne possiamo più, adesso basta” non è un buon deterrente per apparire lindo, lo stesso dicasi per una persona che piange il perdono quando è incapace di assumersi le proprie responsabilità. 

Non è vendetta è responsabilizzazione. Una parola difficile da digerire, lo so.  Ma dei padri che temono il futuro dei figli è un buon monito per loro, lasciarli ancora nella stupida speranza? Se progredire o essere infame per le generazioni future, quale tributo si renderà a chi muore piangendo la notte la libertà di questo popolo?  

Son domande che non dovrebbero abbandonarvi mai.  Ma è difficile appuntarle sul petto se il santo graal è la pensione e la felicità è uno stipendio e se questo dovrebbe bastare a risolvervi la vita, perlomeno lasciate perdere di chiedere ai vostri figli cos’è la felicità. Un saluto a barbapapa. Banzai!

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