giovedì 6 ottobre 2011

Panopticon all'italiana




Se, la libertà d'espressione è importante ed è cosi per davvero, bisognerebbe studiare bene la parola libertà a questo punto della storia. 


Pensiamo di trovarci dentro un grosso ufficio dove persone con idee e atteggiamenti diversi tra loro, discutono su cosa sia la libertà d'informazione; cosa ne verrebbe fuori? Che ognuno avrebbe una sua idea personale su cosa sia la libertà di informazione, direte. Giusto. 

Poiché la cultura e le esperienze di ogni singola persona la porta ad essere più flessibile o più rigida dalle altre considerazioni e a metterla in atto. Di queste persone, che possono essere una quindicina, alla fine della fiera si verrebbe ad un compromesso per appianare le divergenze, perché ce ne saranno. 

Si tratta quindi di discutere in tempo reale con la propria presenza, mettendoci la propria faccia e dunque non temere di quello che può essere detto nei nostri confronti. Ma, cosa avverrebbe se queste quindici persone fossero venti o trenta milioni di italiani? Che qualunque persona, può accedere a internet e se qualcosa non piace, farla presente in un sistema poliziesco sempre più efficiente e rigido, escludendo il merito democratico, ovvero, il confronto. 

Cosa si deduce da questo? Che la libertà di ognuno va a cozzare su un'altra libertà di espressione e che per forza di cose, si va ad annullare. Dunque la libertà non è libera ma segue delle regole. Ma se la libertà di uno, vuole avere attorno a se il rispetto di certe idee per pudicizia o per insegnamento, allora molte cose che un amico o un padre o un conoscente dice, sarebbe da denuncia o sbaglio? 

Quindi non ci sarà più spazio per me e tantomeno per te ed è questo il gioco che questa politica, che non è politica, vuole lasciare a noi: l'illusione di scegliere. Come? Non sporcandosi direttamente le mani ma lasciando a noi questo compito ingrato. Come? 

Avendo bene in mente il fatto che tra noi ci sono e ci saranno, persone di indubbio spessore moralistico da trombone, dai sentimenti retrogradi e tradizionali da far impallidire addirittura una monaca svedese. 

E cosa avverrebbe se uno di questi dicesse che non gli piace quello che ha visto e letto? Che lo farà presente come l'alunno odioso alla maestra poliziotta che sarà ben felice di darti una mano, sapendo perfettamente, cosi come l'alunno sfigato con il manico di scopa nel sedere, che priveranno la tua libertà avendo carta bianca, sia esso spazzatura o no, a milioni di persone, in un’eterna cavalcata delle valchirie. 

Da questo che cosa si deduce? L'improvvisata forzatura dell'immagine meno rovinata e più linda possibile di uno stato, stato di cose, che si morde la coda e si spergiura a vicenda e senza logica e dove i rancori di tutta una vita sconclusionata o di principi diversi, possono beatamente riversarsi su ogni singolo pensiero personale. Dove sta la libertà in tutto questo? Non c'è. 

Avviene dunque non più uno stato poliziesco e "lievemente" dittatoriale ma milioni di italiani pronti a diventare essi stessi poliziotti "dell'ordine" cosi come lo stato ha sempre voluto allevare e mantenere. 

Dunque la colpa verrà poco per volta traslata non più sulla figura odiosa di un governo ma sulle persone stesse le quali si prendono con orgoglio questo compito, cosi come succede attualmente per il lavoro: rumeni, albanesi, senegalesi, senza comprendere che sono gli imprenditori italiani a sceglierli, già sangue nostro, italiano tutto. 

Ci sarebbe da dire anche su noi che già lo facciamo ma forse non abbastanza, dimenticando in questo vortice rancoroso e dispettoso, la dignità di una persona nell’esprimere la sua natura. In quale baratro stiamo andando a finire? 

O meglio dove siamo già finiti, dato che non ce ne accorgiamo mai, grazie ad un piacere disinteressato dove la fisica, verosimilmente, è riuscita a creare un nuovo calcolo curvando sulle nostre teste un infinito tutto italiano, dove potremmo andare in infiniti baratri e vedere il riflesso di altri baratri, rasentando tranquillamente il mondo narnia. 

Il fine di tutto questo? Simple: allevare e mantenere in modo serrato idee campestri e primitive, l'idea del più forte e lasciare che vada da se, garantendo alla storia, quando saremo abbastanza imbarbariti, l’immagine di un governo dopotutto giusto e indisturbato il quale potrà finire le sue ultime raccomandazioni prima di chiudere i battenti come Adolf Hitler quando decise di distruggere le città italiane prima di ritirarsi. Risultato? 

Tante persone in fregola di protagonismo da Ivanhoe, che c'è un po’ in tutti i perbenisti italioti, magari senza capire, andando a vedere la tomba di un nostro nonno, per cosa hanno combattuto e cosa invece gli stiamo restituendo. Forse, non è meglio lasciare perdere la vocazione di orali di quello che han fatto i nostri partigiani e intraprendere anche noi le stesse idee per le quali loro sono morti? 

Oppure è meglio  scavare il loro calice rimasto vuoto da un pezzo? Immagino che tra di voi, ci sia un'idea personale della libertà e quindi della democrazia ma a questo punto della storia, lasciarsi bastonare in testa ogni mezzo secolo senza capire cosa c'è stato prima, viene da chiedersi se siamo davvero maturi per una democrazia o è solo un semplice fastidio che ci vogliamo togliere di mezzo come i fatalisti che fanno danno e incolpano qualcuno li, nel mezzo, perché tanto tutto è un bordello? 

Vi lascio riflettere su questa chicca ridicola: se libero dalla gabbia un'animale ancora cucciolo e mi distrugge tutto e poi lo rimetto dentro e lo libero per altre tre volte, è un problema dell’animale che non si sa controllare o un problema mio che lo lascio libero e puntualmente mi lamento solo con l’animale? Nutro forti sospetti circa un problema di apprendimento. Banzai!

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